“Quella signora sta leggendo”
Ero seduta al ristorante. In attesa del piatto che avevo ordinato, mi ero tuffata nella lettura del libro scelto per quel momento gourmet della mia giornata. Trovo stimolante allenare la mia capacità di restare concentrata in quello che faccio, nonostante il mondo fuori stordisca e invada, distragga e confonda. É una bella sfida e mi diverte farlo. Ma trovo stimolante anche surfare tra ciò su cui mi concentro e ciò che mi accade intorno e come una marea che avanza e si ritrae, entro ed esco dal mio mondo, avanzo e mi ritraggo dal mondo di fuori. Me la vivo come una danza e, dentro di me, mi diverto un mondo. A guardarmi, sembro solo una donna che legge, invece gioco tra le onde, mi concentro, mi lascio distrarre, poi ritorno in me, poi di nuovo mi metto in ascolto del mondo e poi ancora concentrazione e attenzione a ciò che leggo.
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Di fronte a me, due occhi di bimbo mi fissano…
Di fronte a me, due occhi di bimbo mi fissano, ma non riesco a capire cosa voglia dire il suo sguardo: stupore, meraviglia, stranezza o curiosità? E mentre cerco di interpretare quello sguardo che mi scruta, lo sento dire: “Papà, guarda, quella signora sta leggendo”. A quelle parole, captate nonostante il vivacissimo vociare echeggiante nel ristorante, sono io a restare incerta su cosa pensare. Di getto, scoppio a ridere e credo anche di aver fatto una buffa espressione, guardando quel bambino con aria divertita, spalancando esageratamente gli occhi. In realtà, non so davvero cosa pensare nel sentire un bambino esprimere stupore o stranezza nel vedermi fare una cosa così tanto normale, come leggere un libro. Un attimo dopo il mio scoppiare a ridere, provo una grande tristezza nell’immaginare come possa essere la vita di un bambino che non sa cosa significhi leggere un libro. Sul tavolo, sotto il suo nasino, ha solo un cellulare, mentre gli adulti accanto a lui lo escludono da qualunque coinvolgimento. Incerta se sentirmi aliena o perfettamente normale, mi viene alla memoria un’altra scena. Anche in quella occasione, ero seduta al ristorante con i miei coloratissimi compagni di tavola: evidenziatori e post-it di colori diversi e ovviamente il libro di turno.
La scena che si apriva davanti mi regalò qualcosa…
La scena che si apriva davanti a me non mi strappò un sorriso. Mi regalò qualcosa di più: gioia e tenerezza, nel vedere padre e figlio a tavola, senza cellulari, né tablet, né videogiochi. L’unica loro attività era parlarsi. Il bambino era piccolo, curioso e affamato non solo di cibo. Rivolgeva a suo padre domande a raffica e questi gli rispondeva senza fastidio, ma con grande pazienza e dolcezza. La curiosità di quel bambino sembrava non saziarsi mai. Rimasi seduta al tavolo, gustandomi quella meravigliosa scenetta di amore paterno per un paio d’ore. Quella volta, ero io a guardare qualcuno al tavolo di fronte, provando stupore nel vedere qualcuno fare una cosa tanto comune, come parlarsi, comunicare, raccontarsi. Non commento la diversità delle due scene. Lascio che siano le immagini di questi due incontri a parlare di comportamenti umanamente diversi.

Ogni volta che apro un libro, assaporo l’avventura che…
Ogni volta che apro un libro, assaporo l’avventura che sto per vivere, perché leggere significa entrare nel mondo di un altro essere umano che ha qualcosa di importante da raccontare. Leggere, per me, é un rito quasi “sacro”: sistemo penna, evidenziatori e libro davanti a me e apro una pagina, sfiorando spesso la carta per sentirne spessore e consistenza, mentre mi arriva l’odore tipico della carta stampata. Scelta la pagina da leggere, spesso attendo un istante per sintonizzarmi con l’autore, con la sua esperienza, con il suo bagaglio di messaggi e di stimoli e poi… plof… mi tuffo e inizio a surfare tra le onde. E mentre navigo, riesco a vedere i luoghi che l’autore descrive, le situazioni che vive, la gente che incontra, i colori, i profumi, parti del mondo dove non sono mai stata, usi e costumi diversi da quelli del mio paese.
Lungimirante e visionario, dalla mente volitiva ed illuminata…
Ringrazio dunque ogni libro che mi ha ispirata, illuminata, nutrita, arricchita. Ma prima di tutti i libri e gli autori che ho letto, ringrazio infinitamente il mio “Prof” delle scuole medie. Lungimirante e visionario, dalla mente volitiva ed illuminata, sempre cento passi avanti ai suoi colleghi, fu Giuseppe Clemente ad introdurre nelle classi la “biblioteca”, obbligando noi poveri alunni a leggere libri tutto l’anno e farne riassunti. Nessun Intelligenza Artificiale, nessun Google a salvarci, evitando la noia mortale della lettura e il supplizio dei riassunti. Lo odiai profondamente per quella tortura, ma piansi senza freno sull’ultima pagina del primo libro letto in vita mia, quello che il caro Prof mi obbligò a leggere. Fu per me una vera e propria rivelazione scoprire e comprendere la profonda bellezza e la ricchezza che non potevo immaginare di trovare nel leggere un libro. Da allora, iniziai a divorare carta stampata e il mio amore appassionato per la lettura non poteva non condurmi, ancora una volta nella vita, tra le pagine dell’ennesimo libro. Questa volta, però, caro Prof, il libro l’ho scritto io: “Inaspettatamente Qui”. Grazie, dalla tua alunna indisciplinata!
Oggi scelgo di essere la più fulgida versione di me stessa.